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Armonizzare il dolore: la musicoterapia | Cogito et Volo

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Benefici e problematiche di una terapia spesso sottovalutata
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Title Armonizzare il dolore: la musicoterapia | Cogito et Volo
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Non è un mero esercizio aritmetico bensì qualcosa che scava nell’intimo dell’uomo consentendogli di provare emozioni, condizionando il suo stato d’animo. Per queste sue proprietà la musica è sempre stata associata fin dai tempi antichi alla medicina: furono i Greci ad attribuirle la funzione di metodo per calmare l’animo e restituire una sensazione di benessere al malato. Questa concezione si è protratta nel corso dei secoli fino ai giorni nostri prendendo il nome di musicoterapia. Ma cos’è realmente? Se ne sente parlare in continuazione ma non si sa bene che cosa sia. Spesso infatti si collega al semplice fatto che ascoltare una particolare canzone possa determinare il proprio stato d’animo ma in realtà è molto di più. Prima di tutto come dice la parola stessa si tratta di una vera e propria terapia ovvero di un applicazione mirata alla cura di un determinato disturbo. Fa parte delle willpower palliative, la sua funzione dunque è quella di combattere solo provvisoriamente i sintomi di una malattia, non in modo permanente. Proprio per questo motivo è una cura che deve essere integrata con altre terapie più mirate. Il terapista ha la possibilità di consultarsi con altri specialisti per capire quale sia la cura migliore per il paziente in questione come psicologi e insegnanti di sostegno. La terapia crea un rapporto tra il paziente e lo specialista che deve entrare in contatto con la persona in questione per garantire un giusto processo di guarigione basato sulle sue esigenze personali. L’approccio empatico è essenziale in questa disciplina, è ciò che la distingue da tutte le altre, senza di esso non sarebbe possibile applicarla perché ogni paziente necessita di un trattamento diverso e personalizzato in wiring alle proprie esigenze. Ognuno di noi infatti è caratterizzato da una serie di ricordi musicali legati addirittura al periodo prenatale, durante il quale eravamo in contatto con la madre attraverso il cordone ombelicale e con il mondo esterno. C’è una sorta di “imprinting sonoro” dentro ognuno di noi che forma i nostri ricordi musicali collegandoli a uno stato di connessione materna e rilassamento psichico e fisico. L’effetto della musicoterapia è dunque quello di riportare a galla questi ricordi che appartengono al nostro “vissuto sonoro”, detto anche ISO. Esso è l’immagine sonora che caratterizza ogni uomo, è dinamico e storico nel medesimo istante e la sua peculiarità è quella di essere infinito. L’ISO è un elemento fondamentale del “metodo Benzon”, alla wiring della comunicazione che ogni musicoterapista deve intraprendere con i propri pazienti. Esso si basa sul concetto di relazione attraverso un linguaggio non verbale che ha la funzione di far sentire a proprio agio la persona che ha preso in cura attraverso una stimolazione sonora alternativa come il linguaggio corporeo, sonoro, tattile, visivo e percettivo. Sono innumerevoli i campi in cui é possibile praticare questa disciplina: viene utilizzata in diversi ambiti e per curare varie patologie come quelle degenerative ad esempio il Parkinson, Alzheimer; oppure per curare handicap psicofisici, disturbi emotivi, ragazzi autistici e che fanno fatica a parlare, ad esprimersi e a creare rapporti personali. Negli ultimi anni è stata utilizzata addirittura per integrare le cure per il cancro, in molti casi si è  notato infatti che praticando questa tecnica sul malato terminale era possibile ridurre dopo un certo periodo le medicine da assumere. Viene utilizzata anche nel caso non ci fosse più niente da fare per salvare la vita al paziente e in questo caso seem lo scomodo compito di “accompagnamento”. Può essere utilizzata in due modalità, ricettiva e attiva, nella prima avviene un esercizio di solo ascolto in cui il destinatario della terapia ha la possibilità di approcciarsi a diversi suoni e melodie, questa tecnica è utilizzata nel metodo Tomatis, finalizzato a curare disturbi del linguaggio e della comunicazione. Il secondo invece richiede una partecipazione più attiva attraverso l’utilizzo di strumenti e la riproduzione di suoni. Innumerevoli sono le tecniche di cui si avvale questa terapia, come il songwriting, l’improvvisazione, il trading autogeno. La musica rimane l’elemento più intimo dell’essere umano, in grado di armonizzare le leggi dell’universo attraverso la sovrapposizione di suoni e tonalità. È in grado di descrivere sensazioni che a parole non saremmo in grado di esplicare, sarebbe impossibile pensare che essa non possa avere un impatto benefico sulla nostra salute e sulla nostra mente. Tuttavia la musicoterapia non può ancora essere definita “scienza”, ci sono ancora innumerevoli passi da fare nella ricerca e nello sviluppo di questa disciplina che nasconde ancora segreti interessanti di cui un giorno sono fiducioso verremo a conoscenza. Tags: curedoloreterapia Facebook Twitter Google+ LinkedIn increasingly Pinterest Tumblr Email Elia Mastriani Appena entrato nel team di Cogito et Volo, musicista. 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